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FUORI delle RIGHE

tiberiade

Le solite vecchie reti Gv 21,1-19

Dice loro Simon Pietro: "Me ne vado a pescare". Gli dicono "Veniamo anche noi con te". Uscirono e salirono nella barca e quella notte non presero nulla.

Quando l'uomo arriva ad un punto morto e deve decidere, la cosa che gli viene più naturale è tornare indietro. Simone era pescatore e torna a pescare... l'esperienza di vita con Gesù, la tragedia della passione, la esaltante avventura della Resurrezione non riescono a spingerlo oltre... tira fuori le solite reti di sempre.

E' il paradigma dell'uomo di sempre che è capace solo di tirare fuori le solite vecchie reti nell'affrontare la vita e la storia... basta guardare l'economia, i rapporti sociali, i rapporti internazionali... dov'è la fragrante novità del Vangelo di cui i cristiani dovrebbero essere testimoni? Nelle leggi del mercato? Nel tira e molla degli scioperi? Nelle armi della guerra?...

Queste reti sono infeconde come infeconda è diventata la nostra società di oggi (L'Italia ha l'indice di natalità più basso d'Europa e Livorno il più basso d'Italia).

... Gesù, dunque, dice loro: "Figliuoli, non avete qualcosa di companatico?". Gli risposero: "No". Ora, egli disse loro: "Gettate le reti alla parte destra della barca, e troverete".

Come, dunque, scesero a terra, vedono disposto un fuoco di brace con del pesce sopra e del pane. ...

Dice loro Gesù: "Suvvia! fate colazione!".

Gesù offre un'occasione di fecondità: la condivisione, la comunione. Nessuno riconosce quell'estraneo (straniero) sulla riva del lago, ma di fronte alla richiesta di qualcosa da mangiare si rimettono all'opera e le loro reti diventano feconde di 153 grossi pesci.

La brace calda, il profumo del pane, la gioia dello stare insieme ha fatto ritrovare la presenza stimolante del Signore... nessuno lo ha riconosciuto, come sempre, ma tutti avevano in cuor loro la coscienza che quell'uomo che aveva chiesto loro da mangiare ed aveva condiviso il fuoco era il Signore.

Ogni incontro, ogni condivisione, ogni comunione è incontro con il Signore che si mostra alla fede di chi lo sa riconoscere.

... "Simone di Giovanni mi ami più di costoro?"

..."Signore, tutto tu sai, tu conosci che io prediligo te"

..."Quando però sarai vecchio, stederai le tue mani e un altro ti annoderà e ti porterà dove tu non vuoi".

... "Seguimi"

Ma il vangelo ha ancora un'esigenza maggiore, e la domanda che Gesù fa a Pietro è terribile!. Come si può chiedere "più di costoro". Chi ha in mano uno strumento per misurare l'amore? Come posso paragonare il mio, con l'amore degli altri? Certo però posso misurare i miei amori e confrontarli, capirli e domandarmi dov'é l'amore per il Signore.

E Gesù domanda ancora una volta ed ancora... non si accontenta di una semplice valutazione sul momento, chiede a Simone di scavarsi dentro di cercare la sua radice dell'amore che può essere uno solo: "Signore, tutto tu sai..." Simone si affida allo sguardo profondo del Signore, si mette a nudo (lui che si era rivestito e gettato in mare) si lascia guardare dentro dallo sguardo pieno di amore e di misericordia del Signore.

E l'amore che Gesù scopre non è un amore qualsiasi, non è un sentimento buono, non è affetto... è un amore grande come quello di colui che "dà la vita per i suoi amici".

Da qui l'invito: "Seguimi". Questa volta con un tono diverso alla prima volta. Non è l'avventura dietro un Maestro di novità, adesso la strada è già ben delineata e perscorsa... è quella che passa attraverso l'avventura pasquale della morte e delle resurrezione.

25.04.2004